martedì, marzo 16, 2004

kaput

L'auletta F è vuota, c'è rimasto solo l'odore amarognolo di fumo di sigaretta, lasciato dagli studenti che ci hanno passato la mattinata a studiare, o a ridacchiare. Aspiro tabacco e mi godo, seduto, il ventotto trentesimi rimediato non più di un quarto d'ora fa in storia del giornalismo. Come ogni volta, prima di informare i miei e Silvia sul risultato ottenuto, passo il mio momento di soddisfazione personale in perfetta solitudine. Il rituale prevede ancora che alle telefonate di rito seguirà una birra nel primo bar incontrato fuori dal palazzo. Questa volta però la soddisfazione la sento in modo diverso, non tanto per il voto, quanto per il fatto che comincio a vedere sempre più vicina la fina del mio percorso di studi. Quando mi trasferii nella capitale per intraprendere la carriera universitaria che, secondo i miei, mi avrebbe dovuto portare a diventare un gran biologo, non mi sarei mai immaginato di ritrovarmi, quattro anni dopo, in questa cittadina di provincia a sostenere esami come quello di oggi. Gli anni persi, insomma, cominciano ad essere solo un lontano ricordo e la "riscossa personale" che mi imposi un po' di tempo fa davanti allo specchio sta per diventare realtà. In tasca mi sono rimasti pochi spiccioli, non mi basteranno nemmeno per il biglietto dell'autobus, ciò significa che viaggerò con il rischio di beccarmi la solita predica paternalista dal controllore di turno, senza contare la multa ovviamente. Dopo quindici giorni torno al paese, ho bisogno di beni primari quali pasta, sughi della mamma e nutella. Inoltre devo vedermi con Nello e preparare, insieme a lui, l'ultimo numero di kaput, la nostra fanzine. Quando sono partito l'ultima volta ho lasciato un paese quasi in subbuglio per un racconto che abbiamo pubblicato. Nello mi ha ragguagliato via e-mail sulle reazioni dei nostri concittadini; "reazioni di persone scandalizzate per il linguaggio osceno e volgare", mi ha scritto. Mi è venuto da ridere quando, il giorno stesso a lezione, il mio professore di scrittura creativa ha asserito "io non conosco parole oscene, conosco solo parole". È incredibile quanto le nostre pubblicazioni stiano diventando mal viste dal pubblico. Proprio per evitare di farci insultare come al solito, avevamo pensato ad un'edizione di soli racconti, tralasciando di parlare di mal governo e politica e dando libero spazio alla fantasia. I soliti ben pensanti non hanno gradito neanche questa volta, ma soprattutto non hanno capito neanche questa volta. L'ultima edizione è stata pubblicata anche per prenderli in giro e per dirgli di non prenderci troppo sul serio. Invece puntuali sono arrivate le critiche e gli attacchi da chi magari non ha mai letto un libro, ma si permette di definire osceno un racconto in cui c'è scritta la parola "sodomizzazione". Da quello che ho letto nell' e-mail, Nello mi è sembrato molto su di giri, io gli ho risposto che in fondo un sacco di gente ci ha fatto comunque i complimenti, ma lui mi ha detto che si è veramente rotto e che ha in serbo una sorpresa per il prossimo numero. Non posso mancare. Ieri sera c'ho rimuginato tanto a questa storia, poi sono tornato indietro nel tempo e ho ripensato a quando abbiamo iniziato. Il primo numero della fanzine è datato 19 Maggio 2001. In barba alle leggi sulle pubblicazioni tappezzammo il paese di fogli A4, con un titolo che sembrava "nazista", ma altro non è che a storpiatura dell'antico nome del paese stesso. All'inizio tutti lodarono il nostro operato... "bravi questi ragazzi", "continuate così", "Voglio scrivere anch'io", "me lo pubblicate l'articolo sulle fontane?". Una crescita esponenziale di collaborazioni e pubblico ci ha accompagnato per diverse settimane. Poi, evidentemente, chi credeva che non avremmo continuato a lungo, cominciò a storcere il naso e allora vai con querele e contro querele. Oggi gestiamo una testata con autorizzazione del tribunale, che per accettare le motivazioni sul nome ci ha messo più di un anno. Lo spirito irriverente provocatorio che ci ha sempre distinto non si è perso. Qualcuno ci dice che dovremmo essere più decisi, qualcun altro teorizza che non riusciamo mai ad essere diplomatici e qualcuno ha provato anche a corromperci... Nello l'ha presa parecchio male e l'altro anche peggio: 30 giorni di prognosi e un naso che non è mai tornato come prima.