venerdì, marzo 30, 2007

“Zitto e scrivi”, il giornalismo al tempo del precariato

12mila professionisti contrattualizzati e più di 20 mila che lavorano senza contratto, a tempo indeterminato o determinato. Nel complesso, 30mila persone che in Italia fanno informazione e di queste solo un terzo hanno un contratto nazionale da professionisti. È la dura realtà del mondo dell’informazione ai tempi del precariato, vera piaga sociale dei giorni nostri che interessa ormai i più disparati ambiti del mondo del lavoro. Di questo e della dura realtà di un eterno precario dell’informazione racconta Chiara Lico nel suo “Zitto e scrivi”, edito da una delle case editrici più attente ai cambiamenti e alle discriminazioni nel mondo dell’editoria, quella Stampa Alternativa che già si era occupata, con “Editori a perdere”, di narrare le vicende dei giovani aspiranti scrittori alle prese con gli editori “arraffa & divora” che imperversano sul mercato. “Zitto e scrivi” è la storia di Pieffe, soprannome di Perfettino Fumuni, giornalista mancato e precario senza onore né gloria. Pieffe ha un gran bisogno di lavorare; vuole fare il giornalista, ma non essendo figlio d’arte è costretto a farsi strada da solo fino a quando la grande occasione gli si para davanti: un lavoro in un’agenzia giornalistica on line, il modo migliore per svolgere il praticantato. Ma la realtà dei fatti è ben diversa e il protagonista si ritrova a lavorare con un contratto da metalmeccanico senza nemmeno la sicurezza del rinnovo e così la paura di perdere il posto diventa molto presto più forte della voglia di ribellarsi ad una serie di soprusi dei suoi capi; il suo obiettivo diventa “tacere e sopportare” arrivando fino al paradosso di giustificare i suoi “aguzzini” che almeno una possibilità di lavoro gliel’hanno offerta. Pieffe in questo senso è un antieroe, ma forse tante, troppe persone si ritroveranno nella sua storia perché questa ormai sembra essere diventata la stessa di tanti giovani del settore che anche chi vi scrive sta vivendo sulla propria pelle. Il libro, uscito il 20 marzo, ma scritto tra il 2000 e il 2001 (ha stupito anche l’autrice di come sia ancora oggi più attuale di allora), descrive sì la condizione dei giovani alle prese con la gavetta del giornalismo, ma allo stesso tempo è capace di rendere l’idea su quello che è oggi il mondo dell’informazione, in cui professionalità e competenza stanno vivendo un inesorabile declino. Chiara Lico, giornalista professionista dal 2000, e attualmente in forza alla Rai, in un appassionato intervento sul blog della sua casa editrice ha voluto analizzare le cause di questo declino, imputabile secondo lei alla minor selezione che viene ormai fatta alla radice, ma anche alla politica che “attualmente - e in modo bipartisan - si deve solo vergognare di come svilisce il ruolo del giornalista, visto che si sente - e fa bene perché le viene permesso - di essere la padrona-editrice di giornali e telegiornali”. Certo, gli aspiranti giornalisti potrebbero provare a ribellarsi, ma allora che precari sarebbero?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Gianluca,
ho letto i tuoi articoli e sono sicuramente interessanti. Nel 2004 ho pubblicato un romanzo e non ho nemmeno perso tempo a parlare con gli editori italiani.
ti invito a visitare (se vuoi) il sito www.myspace.com/stefano_pierpaoli
Grazie
S