martedì, febbraio 01, 2011

La bella televisione

In un palinsesto televisivo colmo ormai fino all’osso di nani, ballerine e puttane che sbraitano, si insultano e si mandano all’altro paese vicendevolmente e con assoluta nonchalance, è tornato finalmente a regalarci una boccata d’aria Presadiretta, il programma in onda la domenica sera su rai Tre. Diretta pregevolmente da Riccardo Iacona, la trasmissione si presenta mostrando ogni volta quanto un modo diverso di intendere il mezzo televisivo e il mestiere del giornalista sia non solo necessario, ma anche possibile. Il suo programma è ogni volta un pugno allo stomaco e, allo stesso tempo, una sveglia quanto mai salutare per destarsi dal grigiore politico e mediatico in cui questo Paese è sprofondato. Una trasmissione che indaga, documenta e fa domande molte volte scomode a chi è ormai abituato a interviste con tappeti rossi stesi ai propri piedi. Nessun politico di turno in studio a urlare, nessun presidente del Consiglio a telefonare da casa. Solo i fatti, nudi e crudi, come non si vede più da troppo tempo. Aggiungeteci poi una redazione e un gruppo di lavoro indomabili, storie troppe volte dimenticate dal mainstream e il mix è più che riuscitissimo. Domenica il primo appuntamento della nuova serie lunga otto puntate è stato dedicato ad Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica morto ammazzato cinque mesi fa in circostanze ancora da chiarire; una scelta coraggiosa, come sempre, che ha dato a Iacona il giusto pretesto per ritornare su temi che la stessa trasmissione aveva trattato prima della pausa. Così la 'ndrangheta, e i suoi rapporti con la politica, sono tornati a occupare la prima fascia serale mostrando un Paese altro, molto distante come sempre dai problemi di “attualità” e lontano dalla politica dei palazzi romani dove si scelgono le candidature e le carriere. È proprio questo il punto più forte della trasmissione: Iacona e la sua troupe “vivono” e mostrano il “territorio Italia” come nessun’altro è capace di fare, e se ogni volta non ci resta che stupirci, allora scusate ma è proprio vero che siamo stati abituati troppo male. Chapeau.