martedì, giugno 28, 2011

Annunciazio' annunciazio'

Il testo di presentazione di Arzibanda 2011.

Sì sì, lo sappiamo che un po’ in tutta Italia si stanno festeggiando i 150 anni dell’unità, ma lasciateci essere orgogliosi di potervi invitare a un altro tipo di celebrazione, ché essere arrivati alla QUINDICESIMA ARZIBANDA è cosa grossa per noi e per tutti quelli che negli anni hanno avuto a che fare con questa sorprendente esperienza.

Questo è dunque un invito per chi crede che sia realmente possibile organizzare il caos e che la qualità sia ancora meglio della quantità, per chi ama condividere un bicchiere di vino tra piazze e piazzette e per chi vuole tornare a vivere le strade del nostro vecchio paese come mai si riesce a fare durante l’anno.

Questa è un’esortazione a godere della gioia e della spensieratezza, dei balli e delle goliardate, di bande sgangherate e di suoni evocativi che accompagnano i sogni. Un invito per chi le maschere da saldatore è abituato a vederle addosso a chi lavora sui binari al sole e non se le aspetterebbe mai sopra un palco indossate da celati musicisti “fuori dal comune”.

È un invito a venire a vedere e a testare con mano come in questa festa tutti possano sentirsi partecipi e tutti siano contenti di dare una mano, sudando a lungo prima e gioendo poi, magari dopo aver montato un palco sotto il cielo estivo o dopo aver cucinato mille arrosticini.

Questo è un invito a venire ad ascoltare Ascanio Celestini e la sua “lezione” sul razzismo, le sperimentazioni musicali dei This Harmony e le atmosfere reggae dei Franziska. A togliere i freni alle gambe con i ritmi balcanici della Zastava e poi ancora a godersi il blues elettronico dei The Cyborgs, la musica per barbieri dei BahBohMah, le rime in romanesco del Muro del Canto e le contaminazioni del jazz gustando un aperitivo multietnico, anche quest’anno offerto dalle comunità degli immigrati durante quella “Festa dei colori” che tornerà a mischiare e unire culture e tradizioni lontane.

Questo è un invito ad aiutarci a rendere Arzibanda ancora una volta speciale; con la vostra partecipazione, i vostri sorrisi e la voglia, genuina, di divertirvi insieme a noi. Se state pensando di farci un regalo, sappiate che questo, a noi, è quello che piace di più!

martedì, giugno 21, 2011

Il giornalismo informatico ai tempi di Brunetta

Qualche giorno fa l’aitante ministro Brunetta disquisiva davanti a una telecamera sui giornali informatici in cui lavorano centinaia di precari sfruttati della becera e ipocrita sinistra. Il ministro si era forse dimenticato però, dannata memoria, di un altro giornale online, finanziato dalla sua fondazione e affidato a un’agenzia di comunicazione che cura la sua immagine anche su facebook e che stipendia una persona addetta a cancellare gli insulti che gli vengono rivolti ogni volta che lui se la prende con il mondo intero.

Io in quella agenzia c’ho lavorato. Ho cominciato il mio rapporto con loro mercoledì 8 giugno e sono stato licenziato ieri, lunedì 20 giugno. Escludendo quella volta di qualche anno fa in cui andai a fare volantinaggio e smisi dopo due giorni per una sorta di gotta ai piedi, posso dire con certezza che sia stata l’esperienza lavorativa più breve della mia vita.

Ora, c’è da dire che là dentro mi stavo facendo un fegato grosso così a sopportare le linee editoriali dettate dai diversi clienti a cui si doveva far dei piaceri evitando di dare notizie scomode, ma il lavoro è lavoro e allora si andava avanti cercando di ottemperare le richieste di un silenziosissimo “direttore senza direzione” e degli altri “redattori senza redazionali” con più esperienza alle spalle.

E il fegato grosso così mi si è fatto anche nel sentirmi dire che per fare una notizia sui loro siti basta cambiare il titolo, l’attacco del pezzo e poi fare comodamente copia e incolla dalla fonte originaria (“Soprattutto da Dagospia che quelli non sono indicizzati dai motori di ricerca!!!”). Poi fa niente se il motivo per sbatterti fuori è che hai fatto copia e incolla per inserire 100 articoli in due giorni su un sito che doveva vedere la luce il giorno dopo. Loro queste cose non le fanno: “Te le sei sognate e noi siamo un’azienda seria”.

E vada pure questa, vada che hai dovuto recensire biografie di politici mafiosi senza manco (fortunatamente) aver letto il libro, vada che sei stato tacciato di essere l’unico elemento polemico della redazione solo perché hai chiesto informazioni sulla linea editoriale del giornale dopo esserti preso un rimprovero a 200 decibel, vada che gli hai dedicato anche un’intera domenica ad assecondare i deliri leghisti e che non hai potuto pubblicare la foto di quando la Polverini imboccava Bossi.

Vada via tutto! Che quello che rimane, per l’ennesima volta, è il senso di smarrimento per un settore troppo precario, in cui l’informazione si misura in accessi (e allora va bene anche metter due seni in bella mostra per far salire lo “share”) senza preoccuparsi né della qualità né dell’aspetto di quello che si pubblica, in cui se non sei uniformato alla linea di pensiero del cliente sei polemico e in cui c’è sempre una lettera di licenziamento, quando sei fortunato a firmare un contratto, pronta dentro il cassetto del capo dei capi…

Pubblicato originariamente sul blog dei Refusi.