sabato, dicembre 24, 2005

giglio d'oro ai minatori di capistrello

Anche quest’anno la Confraternità S. Antonio di Padova, in occasione delle feste natalizie, assegnerà il riconoscimento intitolato “Il Giglio d’oro”. L’ambito premio, giunto alla quinta edizione (tra i precedenti assegnatari ricordiamo Ilario D’Ascanio e Padre Giovanni Salustri) vuole essere una dimostrazione di stima e gratitudine verso le persone del nostro paese che, con impegno e sacrificio, si sono distinte nel dedicare il proprio tempo e le proprie capacità al bisogno collettivo. Nella cerimonia che si svolgerà il 29 dicembre (Chiesa San Giuseppe, ore 17.00) “Il Giglio d’oro” per il 2005 verrà conferito ai “Minatori di Capistrello”, un riconoscimento simbolico per ricordare come la nostra comunità abbia contribuito alla costruzione di alcune tra le più importanti opere sia in Italia che all’estero, ma anche un riconoscimento che vuole tenere viva la memoria di tutti i nostri concittadini caduti nella costruzione di gallerie, viadotti e dighe. La contabilità dei morti sul lavoro del nostro paese dice che più di ottanta capistrellani hanno perso la vita nell’adempimento dei propri doveri. I racconti di chi ricorda questi tragici avvenimenti sono emozionanti e descrivono un mondo difficile fatto di diritti calpestati; ancora negli anni ’50 “i minatori erano la categoria più sottopagata e mal trattata. Allora si prendevano 17.000 lire al mese, lavorando 6 giorni e qualche mezza domenica; ricordati che un paio di scarpe costavano 5.000… Non c’era il sindacato. Allora i veri scioperi partivano dai cantieri e la polizia caricava perché erano illegali.” Anche se si decideva di emigrare il futuro non era di quelli più rosei: “…dopo 31 giorni di navigazione sbarcammo in Australia. Ci tennero tre giorni in un campo di raccolta. Ci passarono la visita medica e dopo sul treno destinazione: RADIUM HILL (COLLANA D’URANIO). C’era un ingegnere addetto ai controlli sulla radioattività. Ma sappi che la miniera era di proprietà del governo australiano e tutto l’uranio estratto veniva venduto all’America…” (Eleuterio Di Felice). La tragedia ricorre nei racconti di chi ha visto morire i compagni di una vita e si è salvato per miracolo, ma anche in quelli delle donne; “L’ing. Capo mi ha tirato fuori vivo, ma gli altri due di Capistrello affianco a me sono usciti morti. Mi raccontavano i medici che dalla bocca mi hanno tirato fuori 33 grammi di polvere e ossido di carbonio… Il comune di Mignano mi dette 10.000, la Società con cui lavoravo, la SME, non mi dette niente” (Aldo Nardi), “che momenti brutti, la radio stava dando i nomi dei morti, tutta la Cammerata stava a sentì la notizia, in quel momento entra la moglie di Capodacqua Giovanni, il padre di Severino, che era rimasto ucciso nell’incidente e nu femmine ci semo messe a fa commedia per non falla sentì. Che momento triste, madonna me!” (Letizia Stati.)

mercoledì, dicembre 14, 2005

di canio

Domenica lo stadio di Livorno è stato il palcoscenico di uno degli episodi più commentati della settimana. Paolo Di Canio, quello che prese undici giornate di squalifica per una spinta ad un arbitro, ma anche quello che rinunciò ad un goal fatto perchè il portiere avversario era a terra, è stato nuovamente protagonista di un gesto a dir poco sopra dalle righe. Come già nel derby dell'anno scorso il giocatore laziale ha alzato il braccio destro verso i propri tifosi facendo il saluto romano. Dopo il suo gesto si è discusso molto sul fatto che la politica debba rimanere fuori dagli stadi, ma il problema non può essere minimizzato in questi termini. Paolo Di Canio, a modo suo intelligentemente, non fa altro che usufruire di uno spazio (lo stadio) che ha una grande rilevanza mediatica, come gli altri fanno nei salottini televisivi. il problema da analizzare quindi non è il calcio inquinato (perchè alla fine i coglioni laziali, come quelli interisti o di qualsiasi altra squadra sono sempre in minoranza rispetto a chi guarda il calcio per passione e divertimento) bensì il risorgere di "ideali", se così si possono definire, banditi dalla nostra Costituzione e rovesciati dalla storia di un paese che basa le propria fondamenta sulla lotta all'anti fascismo. E' una vergogna che nessuna autorità intervenga a deprecare e a punire quello che è un vero e proprio reato, l'apologia del fascismo.

venerdì, giugno 03, 2005

mattina

Ti senti mai uno strano pallone sulle spalle?! Dai, non mi dire che non ti è mai capitato di svegliarti la mattina e sentirti la testa grossa come un pallone, che solo ad alzarti dal letto ci metti mezz'ora. Che non avresti voluto prendere gli impegni che hai preso solo il giorno prima (tipo fare gli articoli per kaput o andare al lavoro) perché lei pesa come un macigno. Che ripensi e ripensi ma non riesci a ricordare nemmeno l'ora in cui sei andato a dormire, sai solo che sei sprofondato nel letto come nelle sabbie mobili, che ricordi a mala pena tutte le cazzate che si sono dette attorno al camino e non hai idea di quante cicche ti sono passate tra le mani, che ti svegli cercando di ricordare almeno i sogni che hai fatto ma sai già che se non erano sogni erotici non li ritroverai mai nel pallone. Che quando ti alzi lo stomaco è una bagnarola. Che la prima tazza di caffè ti aiuta solo ad alleggerirne il peso e ad aprirti gli occhi. Ci vorrebbero solo altre ore sotto le coperte, con le luci spente e il mondo chiuso al di fuori delle tapparelle, ci vorrebbe che nessuno ti chiamasse e facesse strillare quel marchingegno del cellulare, ci vorrebbe un massaggio shiatzu, o ci vorrebbe un semplice spillino per scoppiare il pallone.

giovedì, maggio 05, 2005

medaglia d'oro

25aprile45-25aprile05. Sono passati sessanta anni dal giorno che ha segnato la storia d'Italia. Quel giorno le truppe alleate facevano il loro ingresso trionfale nella capitale portando così a termine l'opera di liberazione a cui avevano contribuito, in maniera decisiva, i gruppi partigiani. Ma come ogni conflitto, la grande guerra lasciò indelebili i segni del suo passaggio, così Capistrello, ancora oggi, ricorda uno dei crimini più efferati commessi dall'esercito tedesco in ritirata. Il nostro paese sessanta anni dopo è stato insignito della medaglia d'oro al "merito civile" per l'eccidio dei 33 martiri. Un riconoscimento molto importante, ma allo stesso tempo solo una magra consolazione per chi ancora oggi cerca la verità e i colpevoli di quella strage. Una verità nascosta per tanti anni negli armadi di uno stato che sembra aver paura a scavare nel proprio passato. Oggi più di ieri, comunque, questa medaglia d'oro assume un valore altamente significativo. Il ritorno allo scoperto di alcuni movimenti neofascisti, che tanto hanno a che vedere con le ideologie e i metodi del passato dimostrano come ancora oggi ci sia bisogno di ricordare quello che il nazifascismo ha rappresentato per la nostra storia. Non dimenticare è necessario per evitare che qualcosa di simile possa accadere di nuovo. Questa medaglia d'oro può e deve ricordare a tutti che la nostra Costituzione si basa sui valori della Resistenza e dell'antifascismo. Questa medaglia d'oro può e deve servire per aprire le coscienze di chi crede sia giusto riconoscere la pensione di guerra ai repubblichini di Salò. Questa medaglia d'oro può e deve rendere onore a chi il 4giugno1944 è stato brutalmente ucciso in nome di una spietata "logica" di guerra.

martedì, maggio 03, 2005

riflessioni televisive

La tv la guardo poco, la maggior parte delle volte per noia. Stasera (quasi notte in realtà) però il palinsesto televisivo offre, più del solito, qualche spunto interessante. Nell'ordine: 1) il salottino nazionale è particolarmente animato perché si parla di una di quelle storie che sembrano fatte apposta ad hoc per distogliere l'interesse su problemi degni di ben più attenzione, ed è un via vai di personaggi e opinionisti del momento più vari, dal ministro censore alla "starlette" di turno. 2) il vecchio giornalista d'inchiesta continua nella sua, ormai storica, impresa di cercare e di svelare misteri italiani e internazionali, chi ha ucciso Kennedy? 3) i soliti programmi di attenzione alle microstorie, i racconti di vita di chi non fa una vita normale, ma la vive con molta più dignità degli altri. Come si chiama? Ah si, tv di qualità. Qualcuno la conosce? 4) il canale nazional alleato cerca di buttare merda addosso ad un vecchio leader comunista e ogni tanto manda un po' di pubblicità con tette e culi in bella mostra. 5) imperdibile, interpretazioni da oscar, quello che tutta Italia aspettava... la fiction sui calciatori!!! Io penso che se noi ci vediamo ste cose è logico che poi il paese va così in merda. 6) pubblicità (vedi 4). Ogni tanto manda un comico su un palco. Gli attori di cabaret ormai sono mandati in onda con tempi ridottissimi, e spesso sul palco ci mandano pure chi non fa ridere, però ce ne sono certi che provano ancora ad usare la satira, peccato che quelli che potrebbero farlo sono in qualche altro posto a scontare le loro pene... 7) il Bobolare Brogramma di giudici e avvocati del Galcio Barla di moviola in campo, di prova tv, di doping, di tolleranza zero per gli ultra, di bilanci falsi spalmati come fossero maionese. Aiuto! Perché nessuno parla più di Galcio? Seguono vari canali di tv private con telefoniste in bella mostra...

venerdì, marzo 11, 2005

i nostri cari amici

Giuliana VIVA, ferita, accolta dall'abbraccio di tutto il popolo della pace, che ha condiviso con i suoi familiari ed i suoi colleghi del Manifesto un mese di angoscia e inquietudine. Calipari ASSASSINATO e omaggiato con funerali di stato , che non serviranno certo a lenire il dolore di moglie e figli per una vita rubata dal cosiddetto "fuoco amico". È questo il resoconto di una storia che rimarrà uno dei momenti più paradossali, e sicuramente più bui, della storia d'Italia. Non mi faccio illusioni, la verità su questo episodio non la sapremo mai... Si, perchè ci sono di mezzo i "nostri cari amici americani"! Proprio quelli che il nostro governo gli lecca il culo un giorno si e l'altro pure per rimediare qualche litro di petrolio. Quelli che hanno iniziato una guerra infischiandosene del diritto internazionale e continuano a mietere ogni giorno vittime tra la popolazione civile. Bush e company si sono dichiarati dispiaciuti dell'episodio, ma subito dopo hanno fatto capire che la colpa non è degli Usa, i suoi soldati hanno rispettato le normali procedure di ingaggio... come dire: gli incompetenti funzionari italiani hanno sbagliato!!! Invece no! Bush può dire quello che vuole, Berlusconi può anche credere a quello che gli racconta, Fini può pure prendersela con il destino (ma siamo seri!) ma la verità è solo una: gli Stati Uniti d'America sono colpevoli dell'omicidio di Calipari così come sono colpevoli delle centinaia di migliaia di morti avvenute in questi anni di guerra preventiva, che siano state causate dai bombardamenti o dal fuoco amico. Spero sia chiaro a tutti, quello che è successo alla macchina dei nostri connazionali in Iraq è cosa all'ordine del giorno per la popolazione civile. Per i "nostri cari amici", la morte di Calipari è solo un piccolo incidente di percorso come una bomba che cade su un ospedale, giustificato in una maniera o nell'altra, ma giustificato. Dalla classe politica del paese arriva nelle nostre case l'appello a non fomentare l'antiamericanismo; si dovrebbero invece preoccupare, i nostri governanti, di non essere così servili ai "nostri cari amici", che se ne infischiano di tutto e di tutti e proseguono il loro progetto di imperialismo assoluto anche a nostre spese.

venerdì, marzo 04, 2005

LO ZAINO

Umberto e Chiara si sono svegliati presto, sono attesi entrambi da una lunga giornata. Caffè, succo alla mela verde, pane tostato e nutella vengono consumati con calma attorno al tavolo che porta ancora i resti della cena del giorno prima. Una cena turbolenta, in cui si è sfiorato quasi di arrivare alle mani. I toni si sono alzati in pochi istanti. La madre non sopporta più quelli che chiama i "viaggi della speranza". Con quello di oggi sono almeno quindici i provini di Chiara solo negli ultimi tre mesi. Non ce la fa a vedere la figlia che non vede realizzati i propri desideri di attrice, ma come al solito ha sbagliato i modi. Irascibile e orgogliosa, Chiara non le ha mandate a dire. A Umberto ora, non resta che sorvolare sull'argomento per non rischiare di riaprire la discussione con la sorella. E poi, lui, ha altro a cui pensare, si vede lontano un miglio che è concentrato su tutt'altro. Il tragitto verso la stazione è breve e i due sono taciturni. Il treno per Roma è alle otto e dieci, ma sulla linea più obsoleta del centro Italia c'è poco da stare tranquilli. Infatti. La voce della signorina di turno al megafono della stazione suona beffarda per tutti i pendolari in attesa sulla banchina. Il primo treno non passerà prima di quattro ore. Tutto il nervosismo di Chiara, accumulato per il provino e per la discussione della sera prima, trova sfogo su Umberto, come se fosse lui il colpevole. Sorvola anche su questo, c'è da pensare a come arrivare a Roma al più presto, altrimenti addio appuntamento. Non resta altra scelta che prendere l'auto appena parcheggiata vicino al piazzale degli autobus, sempre che la vecchia pegout 205 ce la faccia a sopportare lo sforzo. Il viaggio dura poco più di un'ora, ma i due rimangono in silenzio anche questa volta. Umberto voleva evitare a tutti i costi di viaggiare in auto, troppo pericoloso per lui, non è affatto tranquillo. Al casello una lunga fila di auto, Chiara bestemmia perché è sicura che farà tardi, Umberto immagina che siano tutti i pendolari rimasti appiedati dal treno e gli viene quasi da ridere. All'uscita di cinecitta un'altra coda, questa volta sono le aspiranti per un posto da maresciallo al posto della Marcuzzi, Chiara bestemmia perché secondo lei sono tutte troie, Umberto, stavolta, bestemmia anche lui, non manca che un'ora all'appuntamento. Fa altri duecento metri in un quarto d'ora, decide di far scendere Chiara alla fermata del tram e in bocca al lupo. Lui invece imbocca la Casilina, si ferma al primo semaforo, pensa che li becca sempre rossi, si sforza di non bestemmiare. D'improvviso una lunga frenata, neanche il tempo di guardare dallo specchietto che la botta lo fa sobbalzare sul sedile. È un secondo, guarda dal finestrino, lo stronzo riparte lasciando sull'asfalto tre quarti delle sue gomme e si infila in una stradina. Lui riesce a prendere la targa e si promette che gliela farà pagare cara, molto cara. In qualsiasi altra situazione Umberto avrebbe seguito quell'auto anche a piedi, ma ora non c'è tempo. Trenta minuti o addio affare. La vecchia pegout ha retto bene, manca un faro, ma non ha importanza. Umberto pensa allo zaino e diventa color cera in un nanosecondo. Decide di controllare con il cuore che gli va a duemila. Sembra ok. Può ripartire. Arriva con tre minuti di anticipo. Nicola lo aspetta fuori dal portone della sua palazzina di piazza Malatesta, gli prende quasi un colpo a vederlo arrivare in macchina e lo maledice per il rischio che ha corso. Se sapesse del tamponamento potrebbe anche svenire. Umberto sorride malizioso, gli dice di non preoccuparsi, che è tutto a posto, che ce l'ha fatta anche questa volta e che dell'Umbi ci si deve fidare, sempre. Apre il cofano, prende lo zaino e insieme salgono al terzo piano della palazzina. È fatta anche questa volta.

mercoledì, gennaio 12, 2005

CIAO NONNA

Oggi è morta mia nonna, se n'è andata portandosi dietro le sofferenze fisiche di una breve agonia ed il dolore per non aver avuto al suo capezzale uno dei suoi tre figli (che stronzo). Mi rimarranno per sempre le chiacchierate con lei a ridosso del camino. I suoi, erano racconti di una generazione che ha vissuto la grande guerra e si è sempre fatto un culo grosso così per sopravvivere. Ciao nonna, grazie per avermi insegnato tanto!