mercoledì, luglio 29, 2009

ArziPensierini della sera

A fine luglio al mio paese c’è una festa.
Questa festa non è come le altre feste che ci stanno le illuminazioni, i spari e le giostre però è sempre una bella festa dove la gente ride e si diverte.
Mio zio, che fa questa festa assieme agli amici suoi, mi parla sempre della festa che secondo me ce l’hanno proprio ficcata in testa e non se la scordano mai.
Questa festa c’ha un nome strano che in italiano mi sa che non esiste.
Questo nome si chiama arzibanda e mio zio mi ha detto che è una parola che usavano i antichi per dire quando si faceva casino che era n’arzibanda.
Io quest’anno all’arzibanda ci sono stato tutte le sere non come l’anno scorso che ero troppo piccolo e non ci potevo andare. Allora quest’anno, che sono di un anno più grande, mamma e papà mi ci hanno portato sempre e io sono stato all’arzibanda.
Quando sono stato all’arzibanda ho visto un sacco di cose ma proprio tante che io non le avevo mai viste così tante.
Ho visto uno che c’ha il nome più strano di tutti e che suona i dischi che diceva ai carabinieri se lo facevano suonare un altro po’.
Ho visto mio zio e tutti i suoi amici che si chiamavano Papà e Parè che io tutti quei parenti secondo me io non ce li ho come mio zio.
Ho visto le bancarelle e una mostra di disegni tutti belli colorati che ci stava pure un presepe. Ho visto tanto sole che faceva un caldo caldissimo e la gente si beveva la birra tutto il giorno fino alle sei del mattino.
Ho visto tanti strumenti musicali che la gente li suonava fino alle sei del mattino pure loro e le signore si affacciavano alle finestre e un po’ mi sa che non riuscivano a dormire però secondo me un po’ gli piaceva.
Ho visto i pagliacci che ci stavano tanti bambini che poi ci hanno regalato i nasi rossi.
Ho visto quelli che facevano il teatro incazzati perché non gli si apriva il cofano però poi la sera hanno fatto proprio un bello spettacolo e hanno detto alla gente del paese mio che dovevano aiutare di più l’arzibanda.
Ho visto una cantante americana che dopo che aveva suonato si è bevuta tanto ma proprio tanto vino e per fortuna che se lo è bevuto dopo il concerto e non prima se no come faceva a cantare.
Ho visto una banda che secondo me adesso sta ancora suonando perché a quelli il fiato non gli mancava mai più.
Ho visto tanti concerti, che poi il pomeriggio suonavano i giovani e la sera suonavano quelli più vecchi, e uno di quelli più giovani mi sa che ha vinto qualche cosa perché una sera ha suonato pure con quelli più grandi.
Ho visto tanta gente che parlava un sacco di lingue diverse come il pugliese, il toscano, il calabrese, il romagnolo però a me mi pare che si capivano tutti benissimo.
Ho visto 50 persone che lavoravano tutti i giorni per preparare bene quando arrivava la gente e però erano tutti contenti pure se dovevano lavorare.
Ho visto che tutti, ma proprio tutti, ridevano, si abbracciavano, si baciavano e ballavano e allora io mi sa che ho capito tutto pure se sono piccolo e pure se mi sono dimenticato qualcosa ora posso scrivere la conclusione: secondo me le feste devono essere tutte come l’arzibanda perché così la gente è più contenta.
Mae’, ma dopo che mi hai corretto i pensierini della sera li posso fare leggere pure a mio zio che quello se li legge è contento come un Paré?



In ascolto: Malgré tout... je chante - Martinicca Boison

lunedì, luglio 06, 2009

Pecora Nera

Come straniero in terra straniera, mi aggiro da solo nella notte nascosto da una maschera che spruzza odori inesistenti e fumi troppo poco inebrianti. Dalla mia postazione privilegiata osservo corpi muoversi, menti più o meno attive, teste piene di pensieri e relazioni che si intrecciano in un vortice di sottomissione al dio danaro. Gioie inespresse, lenti rinvii, sorrisi di circostanza e occhi che guardano dall’altra parte sono ormai all’ordine del giorno, mentre folletti furbi che sanno come mostrare le proprie, finte, deficienze girano indisturbati negli androni del gran palazzo fatiscente. Dalla poltrona in bilico sul burrone, intanto, il grande burattinaio tesse i fili di una matassa fin troppo complicata per essere sbrogliata attraverso le comuni strategie di guerra e i suoi sudditi rimangono silenziosi ad aspettare che tutto imploda in maniera naturale, senza aver la forza di cambiare la sceneggiatura. Così, mentre anche i personaggi non protagonisti della vicenda tessono le loro trame per cercare di raggiungere in breve tempo le più alte posizioni nella scala gerarchica del sapere, io trovo solo il tempo per interrogarmi su quesiti di alta filosofia spiccia quali “ma il sole riuscirà ancora a scaldarci?”, “la ruota della fortuna gira sempre al contrario o i cerchi interni dell’universo riusciranno a cambiare il corso degli eventi?”, “quanti carabinieri ci vogliono per svitare una lampadina e quanti per proteggere gli 8 grandi coglioni?”, “meglio un antibiotico oggi o una birra domani?”, “riusciranno i nostri eroi a saltare sul carro dei vincitori?”… Scusate, è inutile. Non ce la posso fare proprio ad essere come voi.

In ascolto: Canzone di notte N. 2 - Francesco Guccini