mercoledì, dicembre 14, 2005

di canio

Domenica lo stadio di Livorno è stato il palcoscenico di uno degli episodi più commentati della settimana. Paolo Di Canio, quello che prese undici giornate di squalifica per una spinta ad un arbitro, ma anche quello che rinunciò ad un goal fatto perchè il portiere avversario era a terra, è stato nuovamente protagonista di un gesto a dir poco sopra dalle righe. Come già nel derby dell'anno scorso il giocatore laziale ha alzato il braccio destro verso i propri tifosi facendo il saluto romano. Dopo il suo gesto si è discusso molto sul fatto che la politica debba rimanere fuori dagli stadi, ma il problema non può essere minimizzato in questi termini. Paolo Di Canio, a modo suo intelligentemente, non fa altro che usufruire di uno spazio (lo stadio) che ha una grande rilevanza mediatica, come gli altri fanno nei salottini televisivi. il problema da analizzare quindi non è il calcio inquinato (perchè alla fine i coglioni laziali, come quelli interisti o di qualsiasi altra squadra sono sempre in minoranza rispetto a chi guarda il calcio per passione e divertimento) bensì il risorgere di "ideali", se così si possono definire, banditi dalla nostra Costituzione e rovesciati dalla storia di un paese che basa le propria fondamenta sulla lotta all'anti fascismo. E' una vergogna che nessuna autorità intervenga a deprecare e a punire quello che è un vero e proprio reato, l'apologia del fascismo.

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