lunedì, luglio 06, 2009

Pecora Nera

Come straniero in terra straniera, mi aggiro da solo nella notte nascosto da una maschera che spruzza odori inesistenti e fumi troppo poco inebrianti. Dalla mia postazione privilegiata osservo corpi muoversi, menti più o meno attive, teste piene di pensieri e relazioni che si intrecciano in un vortice di sottomissione al dio danaro. Gioie inespresse, lenti rinvii, sorrisi di circostanza e occhi che guardano dall’altra parte sono ormai all’ordine del giorno, mentre folletti furbi che sanno come mostrare le proprie, finte, deficienze girano indisturbati negli androni del gran palazzo fatiscente. Dalla poltrona in bilico sul burrone, intanto, il grande burattinaio tesse i fili di una matassa fin troppo complicata per essere sbrogliata attraverso le comuni strategie di guerra e i suoi sudditi rimangono silenziosi ad aspettare che tutto imploda in maniera naturale, senza aver la forza di cambiare la sceneggiatura. Così, mentre anche i personaggi non protagonisti della vicenda tessono le loro trame per cercare di raggiungere in breve tempo le più alte posizioni nella scala gerarchica del sapere, io trovo solo il tempo per interrogarmi su quesiti di alta filosofia spiccia quali “ma il sole riuscirà ancora a scaldarci?”, “la ruota della fortuna gira sempre al contrario o i cerchi interni dell’universo riusciranno a cambiare il corso degli eventi?”, “quanti carabinieri ci vogliono per svitare una lampadina e quanti per proteggere gli 8 grandi coglioni?”, “meglio un antibiotico oggi o una birra domani?”, “riusciranno i nostri eroi a saltare sul carro dei vincitori?”… Scusate, è inutile. Non ce la posso fare proprio ad essere come voi.

In ascolto: Canzone di notte N. 2 - Francesco Guccini

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