
Un progetto che si chiama Refusi, e che chi è del mestiere può capire che significa e chi no ci può trovare comunque un senso compiuto. È ideato, studiato e concepito da persone reali in un mondo liquido, da entità sovrapposte e da tessere di un mosaico tutto da sistemare. È una strada sterrata e comunque da percorrere per non rimanere fermi ad aspettare che un tir ti sbatta definitivamente sul ciglio. È un insieme di esperienze lavorative e di vita, di scrivanie logorate dai gomiti e di umori altalenanti; una condivisione che si fa gruppo e si propone in questo maledetto mercato con un’idea, che almeno quelle, le idee, non sono ancora riusciti a togliercele.
Si parte da qui allora (www.refusi.com), da un sito che vuole essere una vetrina per giovani addetti al lavoro editoriale più precari che mai, un sito che è un continuo work in progress e su cui più di una persona ci sta spendendo energie, forze e aspettative. È un sito semplice, un foglio bianco su cui provare a scrivere pagine di una storia tutta da inventare insieme a chi incrocerà il nostro destino.
E se anche voi che leggete riuscirete per un attimo a sentirvi un po’ Refusi… be’ allora aiutateci sostenendo l’idea, parlando di noi a mamme, figli e parenti vari, linkando il nostro sito sui vostri blog, sui vostri myspace e sulle vostre vetrine di facebook… che qua, diciamocelo chiaramente, ne va della sopravvivenza di una specie in via di estinzione…
In ascolto: La lotta armata al bar - LLDCE
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