giovedì, febbraio 22, 2007

Ma un buon libro a volte non basta, attenti agli "editori a perdere"

Va bene, abbiamo un libro. Lo abbiamo scritto con tanto amore, ci abbiamo speso tanto tempo confidando di vederlo pubblicato perché, in cuor nostro, crediamo che sia il libro perfetto, quello capace di risaltare tra il grande pubblico. Ci resta solo da trovare un editore disposto a pubblicarlo. Prima di cominciare a cercarne uno, anche Miriam Bendia era una delle tante a far parte di quella orda di scrittori pronti a tutto pur di vedere il proprio testo compreso tra una prima e una quarta di copertina, magari in bella mostra in libreria. Armata di belle speranze cominciò così il suo viaggio alla ricerca di quell’editore che potesse soddisfare le sue speranze, ma si accorse ben presto che quello dell’editoria non era il mondo dorato che si aspettava. Appurato sin da subito che i grandi editori non prendono nemmeno in considerazione le opere di autori esordienti, all’autrice non rimane che provare a cercare di pubblicare il suo primo libro con una piccola casa editrice. È da qui che comincia il travagliato viaggio di Miriam tra gli “Editori a perdere” che, paradossalmente, diventerà proprio un libro quando, nel 2001, la coraggiosa Stampa Alternativa pubblicherà il volume integrato anche dall’esilarante “Manuale per non farsi pubblicare” di Antonio Barocci. “Editori a perdere” è la descrizione di un mondo che dovrebbe rappresentare ben altra cosa rispetto a quello che succede. Il mondo editoriale descritto dalla Bendia è “un mondo sommerso di truffe e imbrogli ai danni dei giovani autori che deve finalmente essere portato allo scoperto”, in cui editori “Arraffa&divora” approfittano dell’ingenuità degli esordienti per sottoporli a contratti “truffa” con i quali, ad esempio, viene chiesto un importante contributo economico che il più delle volte si dimostra essere solo una fonte di guadagno per la casa editrice che non rispetta gli impegni presi. Una tendenza sempre più in voga tra i piccoli editori che spuntano come funghi anche a causa, secondo l’autrice, della smania degli autori di vedersi pubblicati. Tutto secondo la normale legge della domanda e offerta; tanti autori che vogliono vedersi pubblicati ad ogni costo significano tanti pseudo-editori che ne approfittano promettendo tirature elevate, contatti con amici giornalisti per le recensioni, una distribuzione capillare in grado di far arrivare il libro in tutte le librerie ecc. salvo poi dimostrarsi dei veri e propri truffatori. In “Editori a perdere” tutto questo è raccontato in maniera ironica, il libro scorre veloce e si presta ad essere letto tutto d’un fiato, ma i contenuti sono forti e a volte verrebbe voglia di non crederci. Eppure Miriam ci è passata, ha visto con i suoi occhi le copie del proprio libro ammassate nello stanzino di una fantomatica editrice romana, si è sentita chiedere undici milioni di lire da un editore bolognese per stampare mille copie di un libro di settanta pagine che da un tipografo onesto sarebbe costato poco più di un milione ed ha inutilmente perso tempo e denaro dietro a promesse mai mantenute. Stanca di tutto ciò, la Bendia ha messo su carta nomi, indirizzi e circostanze. Suscitando forti polemiche, ma descrivendo, finalmente, la deriva a cui sta andando incontro la piccola editoria degli ultimi anni.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

...Grazie:)

un bacio

Miriam

GpuntoS ha detto...

é stato un piacere

g.