venerdì, giugno 22, 2007

Ancora violenza nei videogiochi, “Manhunt 2” vietato in Italia

Tornano in primo piano le polemiche legate alla violenza nei videogiochi. Questa volta a finire sul banco degli imputati è stato il videogame 'Manhunt 2' ('Caccia all'uomo 2') sviluppato dalla società americana Rockstar Games e disponibile per Playstation 2 e Nintendo Wii. Il videogioco è già stato vietato in Gran Bretagna perché giudicato troppo violento, tale da poter causare danni a adulti e bambini e ora anche il ministro delle comunicazioni Gentiloni ha espresso parere negativo alla sua commercializzazione in Italia chiedendo alla Take Two di non distribuirlo nel nostro paese. La decisione di vietare il gioco in Gran Bretagna è stata presa dall’Ufficio di classificazione dei film (Bbfc) che non arrivava ad una tale sanzione da dieci anni, quando a finire tra le scure della censura fu “Carmageddon”. La motivazione che accompagna la decisione di vietare la commercializzazione nel Regno Unito recita: “il seguito di ‘Manhunt’ - già noto per essere molto violento - si concentra in permanenza su inseguimenti e omicidi brutali, incoraggiando a uccidere in maniera efferata.” Il direttore dell'organismo di classificazione dei film, David Cooke, ha inoltre spiegato che non è stato possibile suggerire semplicemente modifiche al gioco poiché vi regna un ambiente "sadico". Ora gli sviluppatori hanno sei settimane di tempo per ricorrere in appello contro la decisione, ma le possibilità di capovolgere il verdetto sembrano molto basse per un gioco che già nella sua prima edizione del 2003 aveva rischiato il divieto totale, trasformato poi in un divieto ai minori di 18 anni.
In Italia l’uscita di “Manhunt 2” era prevista per il 13 luglio, ma proprio ieri il ministro paolo Gentiloni, dopo il divieto in Gran Bretagna e Irlanda e l'appello di Telefono Azzurro alle istituzioni, ha deciso di bloccarlo definendolo, in linea con il giudizio del Bbfc, “un gioco crudele e sadico più che violento, con un’ambientazione squallida ed un continuo, insistente incoraggiamento alla violenza e all’omicidio”. Decisione accolta con favore anche dal Codacons, che attraverso il Presidente Carlo Rienzi ha espresso soddisfazione, ma ha anche esortato a controllare a tappeto il mercato dei videogiochi contraffatti per evitare che quelli vietati finiscano comunque nelle mani dei minori per vie traverse. Anche in Italia, come nel Regno Unito, la prima edizione di Manhunt era stata accettata. Distribuita nel 2003, fu classificata come adatta ai maggiori di 18 anni. "Ma - sottolinea Gentiloni - assolutamente non aveva le stesse allarmanti caratteristiche di questa seconda edizione". Ora il tema della violenza dei videogiochi arriverà all'ordine del giorno della Conferenza dell'Isfe, l'organismo associativo europeo che riunisce i produttori di videogiochi, prevista a Bruxelles il 26 giugno, con la partecipazione di Vivianne Reding, della Commissione europea per l'informazione e le tecnologie. È stato lo stesso ministro Gentiloni, informa una nota del ministero delle Comunicazioni, a chiedere al presidente dell'Isfe di affrontare il tema a livello europeo. Il Presidente dell'Isfe ha accolto la richiesta e il problema di Manhut 2 è stato inserito al primo punto all'ordine del giorno. Intanto non si è fatta attendere la risposta ufficiale della Take 2 che si è detta “amareggiata della decisione”, sostenendo che “‘Manhunt 2’ è un'esperienza videoludica per i fan dei thriller psicologici e dell'orrore. Il soggetto del gioco è in linea con la scelta editoriale dei nostri principali titoli, dedicati a consumatori adulti che sono il target a cui miriamo”. Dopo i casi di Mortal Kombat, di Doom (videogioco spara-tutto che dopo il Massacro della Columbine High School in America nel 1999 venne visto come ispiratore della strage da alcuni parenti delle vittime), di Grand Theft Auto III e di Rule of Rose dunque, nuova materia per la discussione sulla violenza dei videogiochi, una discussione destinata, a questo punto, a durare a lungo e a cui non è facile trovare una soluzione condivisibile dalle diverse parti; resta da capire quale sia la linea di demarcazione tra lecito e illecito, ma anche e soprattutto come tutelare, oltre ai minori, anche quegli utenti che continuano a vedere i videogiochi solo per quello che sono: un ambiente ludico dove poter giocare e divertirsi.

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