venerdì, giugno 29, 2007

Le web radio americane contro gli aumenti per il Copyright

Che il mondo della radiofonia stia vivendo una nuova età dell’oro è ormai un dato di fatto, lo dimostrano una crescita esponenziale a livello di ascolti e i conseguenti introiti pubblicitari che il “medium caldo”, secondo la definizione di Marshall McLuhan, sta attirando a se. Nonostante l’età e la concorrenza di sistemi di comunicazione più modeni e interattivi la radio continua dunque ad affascinare e a coinvolgere gli ascoltatori. A questa rinascita del mezzo fanno però da contraltare alcuni problemi non di poco conto che hanno portato a due protoste significative per tutto il settore; in Italia in occasione della Festa della Musica le associazioni della musica indipendente hanno indetto una giornata di “boicottaggio” contro i grandi network, poco sensibili verso la musica emegrente e i giovani artisti. Il 26 giugno invece, un’altra giornata di protesta è stata indetta negli Stati Uniti, dove ad “incrociare le braccia” e a spegnere i microfoni sono stati gli operatori delle web radio, settore che proprio in America è emerso più che in ogni altro paese come un fenomeno ormai affermato. Il 26 giugno è stato il “Day of silence” per tutte le radio web americane chetutte insieme hanno un bacino di utenza potenziale che si aggira sui 50 milioni di ascoltatori. In realtà la giornata del silenzio però non sembra aver ottenuto i risultati sperati, almeno a giudicare dalle reazioni degli ascoltatori che non sarebbero state poi così numerose, ma i promotori dell’iniziativa, organizzata da SaveNetRadio Coalition, che annovera tra i suoi membri Yahoo, Viacom e RealNetworks, hanno comunque definito la prima protesta delle web radio un evento, che ha provocato non poche discussioni attorno al tema del dibattito. Lo sciopero è nato infatti per protestare contro un aumento dei diritti d'autore pagati a musicisti e case discografiche, un aumento che secondo gli organizzatori potrebbe tagliare le gambe alla nuova industria in fase di decollo. L’intento dell’iniziativa era quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vicenda visto che, secondo l’organizzazione, la proposta di legge conterrà anche una serie di imposte aggiuntive che faranno lievitare i costi delle emittenti online di un miliardo di dollari. Costi proibitivi che non permetterebbero più una sana gestione delle emittenti. Secondo la nuova legge (il Copyright Royalty Board) approvata a marzo, le emittenti web devono pagare diritti d'autore di 0,0008 dollari per ogni canzone nel 2006, ma la tassa salira' a 0.0019 dollari nel 2010 e la prima rata e' attesa il 15 luglio di quest'anno. Secondo le nuove regole dunque le sei principali radio via internet: Pandora, Yahoo, Live365, RealNetworks Inc, AOL e MTV Online, dovranno pagare il 47% delle loro entrate del 2006 (37,5 milioni di dollari) in diritti d'autore. SaveNetRadio sostiene che il provvedimento proposto dalla commissione sui diritti d'autore del governo statunitense ucciderà la fiorente industria se dovesse entrare in vigore il 15 luglio."L'industria verra' decimata da queste nuove tasse" sostiene Jake Ward portavoce del gruppo organizzatore che fa base a Washington e che vorrebbe contributi piu' bassi per i webcaster. I contributi pagati da radio via etere e via satellite non sarebbero - secondo Ward - ingenti quanto quelli ora richiesti alle stazioni che trasmettono attraverso la rete. Dall’altro lato della barricata c’è SoundExchange, l’associazione che rappresenta più di 20mila artisti, 2500 etichette discografiche e 4 importanti compagnie e raccoglie i diritti d'autore da internet, satellite e cavo, che attraverso il suo portavoce Richard Ades ha dichiarato "Vogliono la musica ma non vogliono pagare". Un braccio di ferro che mette dunque in competizione le nuove tendenze del web, il popolo della rete, e in generale l'ipod generation, contro le grandi lobby delle industrie discografiche, che a giudicare dai risultati, per il momento, sembrano essere uscite vincitrici dal primo round.

Nessun commento: