giovedì, giugno 21, 2007

Musica indipendente, oggi lo sciopero

Appuntamento oggi con la giornata di sciopero contro i grandi network radiofonici colpevoli di non inserire nelle proprie programmazioni la musica indipendente e quella dei giovani gruppi emergenti. Una giornata di protesta in cui Audiocop, l’associazione che riunisce più di cento etichette indipendenti, chiede agli ascoltatori di spegnere le radio che fanno capo alle grandi multinazionali del disco e trasmettono musica seguendo le regole delle Playlist e del Music Control. Ne abbiamo parlato con Enrico Capuano, cantatutore romano da sempre in prima linea nel proporre la musica indipendente e oggi conduttore di “Radio Casbash”, trasmissione in onda da settembre e fino a fine giugno su Teleambiente. Capuano, lei si è sempre impegnato per promuovere la musica indipendente. Da dove nasce questo bisogno? La musica indipendente rappresenta un panorama troppo interessante per essere messo da parte come fanno i grandi network. Io faccio trasmissioni ormai da 25 anni (la prima su Radio Onda Rossa a 13 anni, ndr) e ho sempre cercato, nelle mie esperienze, di dar voce alle realtà più interessanti della musica indipendente e emergente perché è proprio da questo settore che possono arrivare proposte nuove e originali. Meritano più spazio di quello che hanno attualmente e quindi per me è giustissimo creare nuovi spazi per dargli più possibilità. È da questo bisogno che nasce “Radio Casbash”, una trasmissione in cui gli artisti indipendenti hanno spazio e visibilità per la promozione della loro musica e dei loro videoclip. È da qui che nasce anche la voglia di diventare testimonial dello sciopero? Sì, perché abbiamo deciso di lanciare un segnale, un appello. Non è che vogliamo fare una manifestazione contro le radio, ma fargli capire che ci siamo anche noi. Non chiediamo certo di rivoluzionare i palinsesti, ma di dare un po’ più di spazio agli indipendenti perché adesso, se si esclude “Demo”, nessun’altro si occupa del fenomeno. Dovrebbero capire che il nostro settore ha delle grandi potenzialità e che dargli un po’ di visibilità è ormai necessario. Insomma, se Capuano e Piotta riescono a suonare sul palco del primo maggio facendo ballare 500 mila persone vuol dire che la musica indipendente varrà pure qualcosa. Io in fondo posso ritenermi fortunato visto che tra gli indipendenti sono uno di quelli che suona di più in giro per l’Italia e anche per questo sono in prima linea come, diciamo così, “speaker” di tutto il settore. Quindi secondo lei le radio non hanno tutte le colpe? Le radio, purtroppo, fanno parte di un circuito difficile da cambiare, ma non sono le uniche ad avere colpe. Io vedo nella musica italiana quelllo che purtroppo accade in tanti altri settori; una sorta di lobbismo che consente a gruppi con appoggi alle spalle di arrivare al successo anche con cattiva musica e l’impossibilità all’accesso di certi canali per chi non è appoggiato da nessuno. Le idee ci sono e sono anche buone, ma a certi livelli diventa veramente difficili farsi conoscere. Sembrerà strano, ma nel 2007 c’è ancora una forte distinzione di classe anche nella musica che invece è un “diritto” del popolo e come tale dovrebbe essere salvaguardato. Quali sono le soluzioni per Capuano? Io mi rivolgo soprattutto ai più giovani. I gruppi emergenti devono sforzarsi di fare cose interessanti. Produrre qualcosa di originale, con professionalità e approfondendo le proprie passioni. Devono partire da loro stessi per creare interesse. Ma a questo deve far seguito anche l’attenzione del pubblico. Quello che non vedo oggi è l’interesse per le nuove idee come accadeva ad esempio negli anni ’70 quando c’era una grande disponibilità verso i nuovi ascolti. Per le soluzioni da attuare subito invece mi piace l’idea di Sangiorgi, quella di creare un canale satellitare Rai dedicato interamente alla musica indipendente, ma in questo dobbiamo essere tutti più forti e far sentire la nostra voce anche al “tavolo della musica” per far sì che le promesse diventino presto realtà.

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