giovedì, gennaio 25, 2007

Radio città futura, dall'etere romana un ponte per il mondo

Da circa un anno la storica emittente romana Radio Città Futura ha inserito nella sua programmazione alcuni tra i programmi di punta della BBC World Service, la sezione radiofonica internazionale del network britannico. Una voce autorevole nel panorama informativo mondiale che consente a milione di persone di essere aggiornati sui fatti, gli avvenimenti e i personaggi del globo. Ne abbiamo parlato con Marco Moretti, direttore dei programmi di RCF.

Radio Città Futura ha trent’anni e ha vissuto tutti i cambiamenti nella storia di quelle emittenti che sono nate nella stagione delle Radio Libere. Cosa è cambiato oggi, e come si pone la vostra emittente nel panorama della programmazione radiofonica odierna?

È chiaro che rispetto agli anni ’70 c’è stata una grossa evoluzione, che poi è stata anche quella del linguaggio della comunicazione. Ma tanto è rimasto dell’identità passata di Radio Città Futura. Soprattutto la curiosità di cercare di guardare oltre al mainstream e quindi di affiancare ai grandi fatti anche le notizie che potrebbero sembrare meno importanti. Da questo punto la nostra radio è riuscita a mantenere una pluralità di voci che rappresenta un caso quasi unico nel panorama della FM romana.

Da un anno a questa parte la vostra emittente ha allargato gli orizzonti, e nella vostra programmazione oggi potete vantare la collaborazione con la BBC. Come è nata l’idea?

Potremmo dire che è stata una serie di felici coincidenze; la BBC cercava un’emittente romana che trasmettesse i suoi programmi. Nel nostro sistema di redazione, abbiamo incontrato sulla nostra strada gli amici dell’Ambasciata britannica che si sono spesi per portarci l’uno dall’altro. Per il resto credo che la BBC ci abbia scelto perché ha apprezzato le nostre caratteristiche di radio attenta ad offrire diversi punti di vista e non unilaterali.

E come è stato possibile realizzare il tutto?

Per quanto riguarda la realizzazione tutto è stato più facile di quanto immaginassimo. Loro si sono presentati in maniera molto rispettosa, quasi con umiltà. L’unica cosa che abbiamo dovuto fare è stata quella di trovare la giusta collocazione nel nostro palinsesto. Trattandosi di una trasmissione in inglese dovevamo stare attenti a cercare di coinvolgere sia la comunità di lingua inglese romana che i nostri abituali ascoltatori. Quello che mandiamo in onda è il servizio World della BBC, un notiziario che va in onda in tutto il mondo e l’obiettivo era proprio quello di coinvolgere il pubblico italiano.

Abbiamo detto che il servizio World della BBC si occupa dell’informazione a livello internazionale. Quali sono le differenze che avete potuto notare rispetto al nostro modo di fare informazione?

Le differenze ci sono, e vanno al di là della grande potenzialità di mezzi di cui loro dispongono. È anche una questione di stile che si differenzia molto dal nostro. E non è una questione di luoghi comuni. Il programma che mandiamo in onda dalle 22.00 alle 23.00, si chiama “Newshour”, il loro talk serale di informazione, in cui spesso vengono condotte interviste a diverse tipologie di ospite. Dal presidente di un grande paese ad un personaggio teoricamente meno importante. Bene, l’approccio dell’intervista è sempre lo stesso: incalzante e rigoroso, senza fare sconti a nessuno, sicuramente molto meno referenziale del nostro.

In che modo il pubblico della radio ha risposto a questa iniziativa? Che tipo di feed-back avete riscontrato dagli ascoltatori?

Le reazioni positive che ci aspettavamo sono arrivate dalla comunità inglese, tutte estremamente positive. Quello che ci ha fatto invece molto piacere è stato ricevere messaggi, e-mail e telefonate di complimenti dal nostro pubblico abituale. Lo dico sinceramente: non ho sentito nessuna voce di dissenso alla nostra iniziativa.

Quali sorprese ci riserverà ancora la vostra radio?

Le novità in lavorazione sono diverse, per il momento abbiamo allargato ancora di più le nostre collaborazioni con un progetto lanciato alla fine dell’anno. Una collaborazione con “All for peace”, un’emittente di Gerusalemme che trasmette per israeliani e palestinesi. Con loro abbiamo realizzato uno scambio di programmi, sempre in inglese. Si tratta di interessanti contenitori delle attività culturali e sociali delle rispettive comunità. Quello che registriamo noi e che mandiamo in onda dalle loro frequenze si chiama “All for you”.

E per quanto riguarda lo spettacolo?

Naturalmente seguiamo con interesse tutto il panorama culturale nazionale e romano. Tutti i giorni dalle 15.00 va in onda “Primo spettacolo”, un magazine giornaliero di notizie e commenti sul mondo dello spettacolo arricchito nella fase finale da interviste approfondite di circa mezz’ora. Chiaramente, nell’ottica della nostra radio, le interviste sono dedicate anche a personaggi meno noti. Nella programmazione musicale invece diamo particolare attenzione ai suoni del mondo, seguendo con particolare attenzione la musica africana, brasiliana e tutto quello che trova poco spazio nelle radio tradizionali.

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