giovedì, marzo 08, 2007

La "fiction reale" che appassiona il pubblico e insegna la storia

Cosa è che muova la mente umana a quella sorta di cinica curiosità che spinge ad “indagare” fra le righe dei delitti e dei fatti di cronaca nera è forse ancora un mistero, il fatto certo è che l’interesse e la passione del pubblico per i testi di genere cresce e coinvolge un pubblico molto vasto. Le saghe delle più cruente bande criminali delle nostre città, che spesso si legano alla storia e ai misteri irrisolti d’Italia, offrono ai lettori uno spaccato storico della nostra nazione regalando allo stesso tempo protagonisti, vicende e suspence che si prestano alla perfezione come elementi portanti della fiction “reale”. In America questo tipo di narrazione ha consentito al talentuoso James Ellroy di imporsi al grande pubblico grazie all’intrigante mix tra fiction e realtà che trova la sua consacrazione nella triologia americana, iniziata con “American Tabloid”, un crudissimo spaccato dell'America degli anni Sessanta che attraverso un viaggio allucinante di tre personaggi in bilico tra crimine e giustizia, si conclude con l’omicidio Kennedy, analizzato in virtù di una miriade di collegamenti, piste, relazioni, doppi e tripli giochi tra Cia, Fbi, Mafia e Ku Klux Kan. Questo tipo di letteratura è arrivato in Italia con il fisiologico ritardo rispetto all’editoria anglosassone ma negli ultimi anni l’offerta di libri ripresi direttamente dalla cronaca nera è cresciuta fino alla consacrazione del “Romanzo Criminale” di De Cataldo, che nel 2002 ha segnato il definitivo sdoganamento del genere. Dopo il successo del romanzo e quello della trasposizione cinematografica di Michele Placido, infatti, la storia e le gesta dei protagonisti della cruenta stagione della mala romana sono state riprese da più parti e la banda della Magliana è tornata a rivivere sui libri. In realtà Einaudi non è stata l’unica editrice a cogliere l’onda e nello stesso anno ci aveva già provato la Kaos edizioni con “La banda della Magliana” di Gianni Flamini, giornalista che non si è limitato al solo fattore criminale proprio per evitare di sottovalutare i collegamenti con i settori deviati dello stato, del Vaticano e delle banche. Di più recente pubblicazione il testo “Ragazzi di malavita. Fatti e misfatti della banda della Magliana”, di Giovanni Bianconi, che ancora una volta cerca il filo conduttore che lega i protagonisti della vicenda ai “grandi vecchi” nascosti dietro le scrivanie. La banda romana, per le sue peculiarità, è forse proprio la più adatta ad un tipo di narrazione che appassiona sia gli amanti dei “misteri all’italiana” che il genere poliziesco, ma la cronaca nera riesce sempre e comunque a regalare nuove idee a romanzieri, giornalisti e storici. Anche Vincenzo Cerami ha voluto confrontarsi con l’argomento, ma scegliendo un’altra visuale, quella dei delitti commessi dall’uomo della porta accanto, quello che non ti aspetti e nel suo “Fattacci. Il racconto di quattro delitti italiani” ha redatto un “resoconto psicologico” di quattro assassini che si basa sull’attrazione inconscia del male. Se Cerami ha cercato l’introspezione dell’animo dei carnefici, altro ha fatto Massimo Polidoro che con “Cronaca nera. Indagine sui delitti che hanno sconvolto l'Italia” ha analizzato e raccontato i delitti italiani che hanno fatto breccia nel cuore e nella mente degli italiani, dagli anni Venti fino al caso Cogne. E se anche il Corriere della Sera ha deciso di pubblicare in un libro le sue pagine di cronaca nera ecco la definitiva dimostrazione di quanto l’argomento sia di facile conquista per un pubblico di lettori sì curioso, ma disposto, anche attraverso i delitti, a cogliere i cambiamenti storici avvenuti nella nostra società.

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