martedì, aprile 10, 2007

I falsi miti della medicina

C’è chi al primo piccolo sintomo di un qualsiasi tipo di dolore sente la necessità di ingurgitare una pillola o uno sciroppo o, meglio di no ma in alcuni casi ci vuole, una supposta, convinto che qualsiasi malessere, sia esso mentale o fisico, possa essere curato solo attraverso i medicinali e c’è anche chi alla medicina tradizionale cerca alternative di diverso genere, come le terapie a base di erbe, l’agopuntura o altro. Tutti comunque alla ricerca di un sollievo al dolore attraverso terapie più o meno consone. Ma c’è anche chi oggi, dall’alto della propria esperienza di studioso di biologia e biochimica, e con alle spalle una carriera da giornalista in riviste scientifiche come “Stern” o “Die Zeit” ha iniziato una campagna di controinformazione verso l’attuale sistema di cure terapeutiche. Parliamo di Jorg Blech, oggi giornalista di “Der Spiegel” che ha da poco dato alle stampe, per i tipi di Lindau, “La medicina che non guarisce – Come difendersi da terapie inutili e nocive”, un libro che arriva dopo il suo best seller “Gli inventori delle malattie” e che ne rappresenta il seguito naturale. L’attacco di Blech è una tesi ragionata e approfondita su quanto in realtà molte delle attuali risorse terapeutiche si rivelino del tutto inefficaci, se non dannose, e paiono il risultato di errori, false conclusioni e interessi economici. La controprova? Per Blech è tanto facile quanto scontata: basti pensare che “quando i medici diventano pazienti, essi si sottopongono alle cure che consigliano ai loro assistiti solo raramente, perchè sanno benissimo quali tra esse siano davvero necessarie o utili”. Non tutta la medicina è da mettere al bando naturalmente, su questo l’autore è ben consapevole, e l’attacco, scritto con ritmo incalzante e piglio giornalistico, è mirato verso quei miti diffusi nella scienza di Ippocrate, che spesse volte nascondono solo i grandi interessi delle case farmaceutiche, di cliniche e specialisti. Quello che dovrebbero fare i pazienti per non cadere nelle mani delle terapie inutili e nocive è, per Blech, molto facile; la causa di tutto ciò è “la comoda disinformazione dei pazienti” e in questa situazione “sapere rappresenta un presupposto fondamentale per determinare un salto di qualità nella medicina moderna”. È l’ultimo capitolo del libro, quello in cui vengono stilate le sette semplici regole per destreggiarsi fra le terapie inutili e le domande-chiave da rivolgere al medico qualora questi gli suggerisse un intervento. É solo così, diventando dei “consumatori” ben informati anche nell’ambito della sanità, che si può evitare il rischio di imbattersi in prassi mediche normalmente accettate, ma che nascondono rischi e pericoli in grado di danneggiargi. Una tesi riconosciuta anche da “Ciò che i dottori non dicono” di Macro edizioni, che mette in primo piano anch’esso i rischi e si ripromette di svelare la verità sui pericoli della medicina moderna, o da “Come impedire al vostro medico di nuocervi” in cui l’autore, Vernon Coleman, basandosi su dati scientifici acquisiti nelle sue ricerche sferra un duro attacco alla figura del medico, considerata come quella in grado di fare più male ad una persona. Ma forse il problema non è solo legato alla classe medica e ci sarebbe da riflettere, come hanno fatto quelli di Nuovi Mondi Media con “Farmaci che ammalano”, sulla frase pronunciata tre decenni fa da Henry Gadsen, direttore generale di una delle principali case farmaceutiche al mondo, la Merck Il suo sogno? Quello di riuscire a creare farmaci per le persone sane, così da poter vendere proprio a tutti. Oggi questo sogno sembra essere diventato realtà e rappresenta il punto di forza di un mercato che risulta essere tra i più redditizzi al mondo.

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