lunedì, aprile 09, 2007

Retrogaming, ritorno al fututo

Se da un lato le tecnologie applicate all’arte videoludica stanno consentendo ai nuovi videogames di essere paragonabili, graficamente, a veri e propri film di animazione in 3d, dall’altro c’è chi ha rinunciato già da un pò a stare al passo coi tempi e preferisce molto di più dedicarsi a quei giochi che hanno fatto la storia dei videogames. Tecnicamente si definisce “retrogaming”, un neologismo che indica proprio quel movimento di persone che si dedicano ai videogiochi di vecchia data. Un fenomeno che vede i protagonisti confrontarsi con i vecchi titoli attraverso i remake o grazie a degli emulatori. Ma la passione per l’“usato” non si limita ai soli software; esiste infatti anche un piccolo mercato di compravendita di vecchie consolle per videogiochi come “Atari2600” o il validissimo “Commodore 64”. Oggi che la Sony sta spingendo sul mercato la terza Playstation inoltre, la prima nata della serie è divenuta anch’essa oggetto di culto. Quella che può essere considerata la data di nascita del fenomeno retrogaming è il 5 febbraio del 1997, giorno in cui l’italiano Nicola Salmoria rilasciò la prima versione di MAME, l’emulatore capace di riunire tutti quelli già disponibili in rete in un unico programma in grado di eseguire più giochi, dai sei della prima versione agli oltre 3000 supportati nell’ultima rilasciata a febbraio 2007. MAME è composto da varie parti in grado di emulare completamente le architetture tipiche delle macchine arcade che si trovavano nei bar e nelle sale giochi; il suo spirito non è comunque quello di evitare ai giocatori di pagare per giocare, ma solo quello di preservare questi giochi e di documentarne l'hardware. Storicamente il poter giocare col MAME è infatti considerato dai suoi creatori un "nice side effect" (piacevole effetto collaterale). Resta comunque da capire cosa spinga un pubblico giovane e meno giovane a confrontarsi con titoli che, sia graficamente che tecnicamente, non rappresentano il massimo del divertimento; ma la passione sembra coinvolgere intanto una gran fetta di pubblico, e questo anche naturalmente grazie alla rete che offre non poche opportunità di approfondimento del genere. Non è infatti difficile trovare siti specializzati che raccolgono forum di discussione e, soprattutto, tante recensioni di titoli scomparsi dalla memoria collettiva, ma ancora presenti in quella dei retrogamers; è così che affianco alla descrizione dell’ultimo sparatutto per Playstation o X-box, è possibile leggere di "Summer 1975. A Nightmare awaits me", il primo gioco ad apparire su Neo Geo nel “lontano” 1990, piuttosto che di “Sonic”, il titolo che nell’estate del 1991 riuscì a risollevare le sorti del Mega Drive, alle prese con la forte concorrenza della Nintendo. È il caso di gameplayer.it che al retrogaming dedica una sezione al pari di quelle sui nuovi titoli o di underground-gamer.com, che oltre ad offrire una gamma vasta di giochi per quasi tutte le vecchie piattaforme Amstrad, Commodore etc. contiene una sezione dedicata alle vecchie riviste sui videogiochi in formato Pdf. Il sito per eccellenza sul fenomeno resta comunque retrogaming.it, che anche se aggiornato un po’ troppo lentamente presenta, oltre alle classiche recensioni, un forum, notizie, curiosità e interviste con tecnici del settore. Ad accorgersi del fenomeno però non sono stati solo i vecchi nostalgici di giochi come Double Dragon o Tetris e sembra che anche le aziende si siano adattate velocemente; la coreana GamePark Holding ad esempio, per ritagliarsi uno spazio nel mercato delle consolle portatili, dominato da Nintendo e Sony, ha puntato, per la sua Gp2x, proprio sul retrogaming offrendo ai propri giocatori un’importante mole di titoli relativi a capolavori videoludici del passato, anche recente. È forse la consacrazione di un movimento che, non rifiutando il presente dell’arte videoludica, sta tornando agli albori del settore, quando per divertirsi bastavano ancora pochi pixel.

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